NUOTO


Il nuoto come disciplina sportiva è andata diffondendosi nel XIX secolo ed è disciplina olimpica. Vi sono due tipi di gare agonistiche: le gare disputate in piscina (acqua chiusa), che arrivano al massimo a 1500m, e le gare di fondo, disputate in mare, più lunghe, che arrivano sino a 25Km. Esistono quattro stili ufficiali con cui si disputano le gare di nuoto:
- Stile libero: anche se teoricamente non ci sono limitazioni sul modo di nuotare, in pratica la stragrande maggioranza delle gare viene disputata usando il cosiddetto crawl, che è lo stile più veloce, effettuato spingendo all'indietro le braccia una alla volta e battendo le gambe dall'alto al basso una alla volta, senza restrizioni di simmetria.
- Farfalla o delfino: in queste gare al nuotatore è richiesto di mantenere un movimento simultaneo con simmetria bilaterale (la metà sinistra del corpo fa gli stessi movimenti della destra, allo stesso tempo). Inizialmente veniva eseguito raggruppando le gambe e scalciandole indietro come nella rana. Tale nuotata veniva definita a Farfalla. Più avanti fu introdotto un colpo di gambe dall'alto verso il basso simmetrico e simultaneo. Al giorno d'oggi nella totalità (o quasi) dei casi nelle gare a farfalla viene utilizzata la nuotata a delfino, molto più veloce e efficace, cosicché le due denominazioni "farfalla" e "delfino" hanno finito per diventare sinonimi.
- Rana: è lo stile dal quale si è evoluta la "farfalla", pone l'ulteriore restrizione che le mani del nuotatore devono essere spinte in avanti dal petto, e che i gomiti devono rimanere sottacqua. È lo stile più lento.
- Dorso: non pone restrizioni di simmetria, ma i nuotatori devono stare girati sul loro dorso per tutto il tempo, ad eccezione delle virate. Il dorso viene eseguito in pratica, come un inversione del crawl - i nuotatori portano le braccia sopra le loro spalle, alternativamente, e le respingono lungo i fianchi sottacqua per fornire la propulsione.
Il cambio di direzione che l'atleta deve eseguire al termine della vasca prende il nome di virata. Essa prevede, con differenti modalità a seconda dello stile nuotato, che si tocchi il muro, pena la squalifica, cosa che avviene anche se, durante le fasi della virata, l'atleta si appoggia e si sostiene a frangiflutti o direttamente al bordo della vasca.
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Domande & Risposte


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Vale la stessa regola di buon senso che si utilizza nell’alimentazione ordinaria: non abusare e informarsi. L'integrazione offre indubbi benefici, ma la si deve utilizzare con cognizione e per scopi precisi. Se ci si allena poco e niente... aiuta poco. Se ci si allena tanto aiuta tantissimo. Va anche detto che nessuno diventa campione solo grazie ad una buona integrazione. Attenzione alla “cattiva” integrazione, che può risultare inefficace o addirittura dannosa. Utilizzate prodotti sicuri, di marchi noti e certificati.
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Quando si perde peso il metabolismo rallenta perché il corpo trasporta meno peso, quindi compie meno lavoro e di conseguenza consuma meno calorie.
Il nostro organismo, inoltre, si "auto-difende" dalla riduzione del peso e quindi, nelle diete ipocaloriche, tende a consumare meno energie, quindi a rendere il metabolismo più efficiente (e di conseguenza più lento). Nello sportivo di endurance, tuttavia, questo rallentamento del metabolismo non è apprezzabile visto che l'attività fisica aerobica può accelerare il metabolismo per ore.
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Quando le gare superano le 4-5 ore può avere senso un'integrazione di aminoacidi, soprattutto ramificati. Gli aminoacidi sono i costituenti delle proteine e vengono assimilati con maggiore rapidità per evitare un eccessivo catabolismo proteico. Per gare davvero molto lunghe anche le proteine possono essere utili, ma è importante prestare attenzione alle difficoltà digestive che le proteine possono determinare quando assunte sotto sforzo.
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Tra gli esercizi aerobici (ovvero quelli di resistenza pura), anaerobici lattacidi (quelli intensi, con produzione di acido lattico) e quelli istantanei anaerobici alattacidi (quelli istantanei, in cui la rigenerazione dell'ATP avviene attraverso la degradazione della Creatina Fosfato muscolare), gli sforzi di tipo marcatamente aerobico sono quelli in cui si è rilevato il maggior consumo del substrato lipidico. Partendo da questa evidenza è stato generalizzato il concetto che le attività fisiche come la camminata veloce, la corsa lenta di resistenza, il ciclismo e le escursioni in montagna sono gli sport più indicati per bruciare i grassi!
Se, da una parte, questo concetto è vero e indiscutibile, dall'altra parte è importante considerare che se richiediamo all'organismo di consumare solo grassi, questo faticherà a liberarsi di tutte le riserve di lipidi! E' quindi indispensabile pianificare una certa varietà di tipologie di esercizio per permettere un consumo di tutti i substrati energetici.
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I muscoli impiegati nell'attività fisica non dipendono dalla natura dello sforzo (cioè se lo sforzo è di resistenza o di potenza) ma dalla sua tipologia :una flessione, ad esempio, coinvolge sempre il muscolo flessore interessato, che essa sia ripetuta più volte a carico moderato (quindi in uno sforzo di resistenza) o una sola volta a carico massimale (cioè in un lavoro di potenza). La composizione interna del muscolo, tuttavia, rende più adatta la struttura a sforzi dell'uno o dell'altro tipo: il muscolo può essere costituito infatti da fibre rosse (o di tipo I), con alta densità di mitocondri e povere in ATP-asi, che sono adatte a realizzare sforzi frequenti ma di intensità modesta, oppure da fibre bianche (o di tipo II), con bassa densità di mitocondri ma ricche in ATP-asi, adatte a realizzare sforzi intensi ma poco frequenti. L'allenamento può contribuire a variare sensibilmente la natura del muscolo.
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Le proteine hanno innumerevoli funzioni nel nostro organismo: dalla ricostruzione dei muscoli a quella dei tessuti ed annessi cutanei (pelle, tendini ma anche capelli e unghie), funzioni di trasporto (come l'emoglobina) o di protezione (le immunoglobuline), inoltre possono avere anche funzione energetica. 
Chiaramente il loro apporto alimentare non può mai essere escluso ma nello sportivo, in cui il turn-over proteico è ampiamente dimostrato essere maggiore che nei soggetti normali, rivestono un ruolo importantissimo e devono essere apportate in maniera adeguata, rapportata alla tipologia, alla frequenza e all'intensità dell'attività stessa.
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La carenza di ferro abbatte notevolmente la capacità prestativa dell'atleta di resistenza perché questo importante minerale si lega all'emoglobina che, negli sport come il ciclismo o il podismo, si consuma in grandi quantità per l'enorme mole di lavoro che fanno i globuli rossi: questi hanno l'importantissimo compito di trasportare ossigeno ai muscoli e rimuovere da lì l'anidride carbonica; durante questo lavoro si usurano, si distruggono e serve una adeguata quantità di ferro per rigenerarli. La mancanza di ferro quindi rallenta notevolmente questo processo e di conseguenza incide negativamente sulla capacità dell'organismo di trasportare ossigeno ai tessuti. Una dieta non adatta all'attività sportiva e allenamenti troppo intensi possono portare a questo problema per cui è sempre consigliabile consultare un Nutrizionista Sportivo qualificato e un preparatore che proponga sedute di allenamento adeguate alla condizione atletica raggiunta.
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Il microcircolo è la parte dell'apparato cardiovascolare che è formato dai capillari, piccoli vasi sanguigni che trasportano ossigeno e nutrienti alla periferia dell'organismo, ovvero anche agli arti che sono coinvolti nello sforzo fisico (gambe, braccia... ma anche ai muscoli in generale).
Se i capillari si indeboliscono (a causa, ad esempio, di traumi o di sforzi ripetuti) perdono la loro naturale elasticità e possono creare fenomeni di ritenzione di liquidi a livello proprio della periferia. Questo ristagno di liquidi non consente un trasferimento ottimale di ossigeno e nutrienti ai tessuti e inoltre ostacola fortemente la rimozione di tutti i cataboliti da esercizio. Un microcircolo in salute, invece consente di poter mantenere il muscolo sempre perfettamente ossigenato e nutrito, al massimo delle sue capacità prestative. Visto che i nutrienti utili per il trofismo del microcircolo sono relativamente poco abbondanti negli alimenti, una buona strategia per lo sportivo è quella di utilizzare integratori efficaci nei confronti del trofismo capillare come Capillarex per massimizzare la ricrescita di questo importante apparato e favorire la capillarizzazione del muscolo!
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Va premesso che questo "rumour", piuttosto comune tra i podisti, ha origine dal divieto di correre con lettori mp3 alle orecchie durante la Maratona di NY del 2007, per un presunto "doping motivazionale" citato da uno studio scientifico riportato dalla Federazione Americana di Atletica leggera, secondo la quale l'ascolto di musica durante una competizione può alterare la prestazione atletica. Sull'effettivo valore di questo studio non è nostra intenzione esprimerci ma va senz'altro rilevato che, dal punto di vista clinico, non vi è assolutamente paragone tra l'effetto dell'uso di farmaci e l'ascolto della propria canzone preferita!
Ad ogni modo, ogni gara fa storia a sé e sul regolamento di ogni competizione sono riportati i comportamenti da tenere; per quanto non esplicitamente scritto fa fede il regolamento internazionale della IAAF che non fa cenno a questo argomento.
E' certo, però, che "isolarsi" dal punto di vista acustico dalla gara o dall'allenamento può esporre a diversi pericoli: un ciclista che in una granfondo sia concentrato sulla musica, potrebbe non avvedersi di concorrenti che lo sorpassano e provocare incidenti, così come l'uso di questi apparecchi durante un allenamento di corsa potrebbero far sì che non ci si accorga del sopraggiungere di automobili, mettendosi in potenziali situazioni di pericolo!
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Anche se si pensa che le allergie a carico delle vie aeree siano un fattore limitante per chi pratica sport, gli studi epidemiologici fatti su sportivi di alto livello sono estremamente confortanti e indicano che queste problematiche non rappresentino alcun problema anche per lo sportivo agonista. Anche l'Asma Bronchiale (AB),  se opportunamente trattata, non sembra essere un problema, visto che il 30% degli atleti che hanno partecipato nel 2000 alle Olimpiadi di Sydney era affetto da allergopatie respiratorie.

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